martedì 18 dicembre 2007

Lavori in corso e nuovo blog

Tra poco un anno finisce ed uno nuovo avrà inizio. Nell'occasione anch'io ho apportato un'ondata di novità sul mio lavoro riguardante Renato Zero.
Non si può operare nel mondo della scrittura senza essere innovativi. Anch'io mi sono adeguato. Infatti, ho dato vita ad un nuovo blog: sulletraccedizero.blogspot.com .
Qui ho inserito tutti i post che erano qui presenti e che riguardavano prettamente la vita del cantante.
Ho lasciato qui giusto quelli che riguardavano le notizie e le curiosità legati all'Mp Zero tour.
Questa scelta è dettata prima di tutto dall'inattuabilità del tour che ha visto protagonista il re dei sorcini. Poi ho intenzione di svolgere un lavoro che non sia legato solo a un momento della sua vita artistica. In fondo Sulle tracce di Zero ha prima di tutto una vena umana, mira a mettere in luce un Renato uomo che davvero dal nulla è arrivato lontano. Questo è l'obiettivo principale del mio lavoro giornalistico.
Il mio obiettivo è quello di fornire a un pubblico di lettori/visitatori l'immagine di una persona che molto umilmente e lottando strenuamente contro tutto e contro tutti è arrivato molto lontano.
E soprattutto di tirare fuori delle novità e curiosità inedite sull'artista romano.
In fondo, per concludere nella stessa maniera con cui si è cominciato, si potrebbe parlare di ondata di novità riciclando sempre vecchi articoli e vecchie storie?
Pasquale Geusa

domenica 17 giugno 2007

La stampa sull'Mp Zero tour 2007

Carta canta. La voce è sempre quella di Renato Zero. La carta, invece, è quella stampata. Dopo i video, ho qui cercato - senza pretese di universalità ed assolutezza - di fornire un quadro delle interviste che Renato Zero ha rilasciato alle principali testate nazionali in vista del suo tour.

Sono riportate qui di seguito in ordine cronologico, partendo dal più recente, gli articoli comparsi sulle testate nazionali riguardanti il tour di Renato Zero.



Buona lettura!


Ieri il concerto. Oggi il resoconto. Ne parla La Gazzetta del Mezzogiorno in un articolo pubblicato domenica 17 giugno a pag. 27 che viene reso disponibile qui di seguito. Il servizio è stato curato da Francesco Costantini.
BARI Venticinquemila fans per ascoltare l’artista romano all’Arena della Vittoria
Zero, la vita è un musical
E l’amico Al Bano regala il fascino di una voce unica

di FRANCESCO COSTANTINI

Sono settimane, da quando è partito da Padova questo mpZero tour 2007, che in internet, nei blog «sorcineschi», infuria la polemica. Oggetto del contendere la scaletta del concertone che Renato Zero porta in giro per l’Italia in questa confusa estate finalmente senza pallone. Scaletta dalla quale sono stati cancellati classici ormai praticamente immortali ed attesissimi come I migliori anni della nostra vita, Amico, Più su, Nei giardini che nessuno sa. Cosa che ha puntualmente scatenato le ire dei più conservatori tra i fans, altrettanto puntualmente bacchettati dalla pletora sterminata degli adepti al culto, quelli che sverrebbero dalla goduria anche solo ad ascoltare Renatino canticchiare l’elenco del telefono sulle note della suoneria del cellulare.
Certo, in una notte barese come questa, con la vecchia Arena della Vittoria presa d’assalto da quasi venticinquemila «sorcioni» di tutte le taglie – con Renato bellamente a suo agio nell’immediata vigilia, in spasso per aperitivi serali a Barivecchia o per shopping in via Sparano e dintorni, con ignare clienti coinvolte a far da modelle nei negozi – chiaro che non manchino gli assi del mazzo, come Cercami o Magari o come Il cielo, ma le assenze fanno sempre più rumore delle presenze, soprattutto perché qui non ci sono concessioni particolari: questo è un musical vero e proprio con una sua logica iniziale, centrale ed un suo finale, con tanto di compagnia danzante (da dodici ballerini), con tanto di sigla e titoli di testa (molto tv Anni ’70) e sigla di chiusura. Dunque, niente bis, ed anche questo non è certo un ammiccamento ruffiano al pubblico.
Scoperto è piuttosto il gioco dei riferimenti, dell’ironia. La mancata condivisione della musica, del suo piacere, della sua cultura e di tutto quello che ne deriva. La solitudine che viene dalla musica in cuffia e dell’mp3 (capito perché mpZero?) e il rischio angoscioso dell’invadenza inarrestabile e volgare della tv, con un enorme schermo centrale che gioca al monitor (Svegliatevi poeti).
Lo show è ricchissimo, come a Renato si conviene, di luci e colori, dall’evidente gusto melodico, sovrabbondante, tracimante. Palco a forma di schermo televisivo, due enormi woofer laterali, costumi trés-chic e glamorous, il solito tocco ironico, con quel suo enorme faccione gonfiabile con le cuffie e un sorriso beffardo. Ed è lunga la lista degli invitati: a fare da apripista sei ospiti speciali, sei talentuosi nomi della musica italiana tra emergenti e già emersi, da Daniele Groff a Jasmine, Davide Scudieri, Antonio Toni e i Miodio, sino a Mariella Nava. L’elegante cantautrice salentina regala un miniset (Dentro una rosa, Così è la vita, Il cuore mio, Per amore, Non deludermi e quella Spalle al muro che scrisse proprio per Renato e che fu all’origine della loro amicizia). E a mezza sera, a sorpresissima, ecco Al Bano, il Signore delle Puglie Emerse, che di Renato è amico sodale, a sfoderare una strepitosa versione dell’Ave Maria di Zero che – accompagnato al piano da Alterisio Paoletti – fa vibrare lo stadio dalle fondamenta, prima della replica, più avanti con quella È la mia vita che ne segnò il ritorno all’esistenza sul palco di Sanremo dopo la tragica scomparsa della figlia Ylenia. E nonostante l’esperienza ed il carisma, si avverte netta, palpabile l’emozione del maestro di Cellino, che il pubblico coglie tributandogli un’ovazione personale.
Poi è solo Zero, Zero per tutti e tutti per Zero, che poi fa sempre e solo Zero. Renato che canta, saltella (ballare, ahinoi, non balla più), intona, passeggia, gesticola, declama, cita, ricorda a ruota libera, rimbrotta e s’immalinconisce, svapora nella notte barese, manda a dire, sogghigna, perché Renato ride sempre un po’ amaro, come il vecchio clown che ha netto il sentore di essere solo un pagliaccio e per questo si permette il lusso di sfregiare la vita.
Molto spazio alla stagione della vitalità scoppiettante, allora. Uno sguardo tenerissimo ed affettuoso rivolto verso quelli anni Settanta che lo consacrarono re di Zerolandia, Zerofobia, ed Erozero. Anni sghembi, trasversali, di amori confusi e divertenti come L’ambulanza, Profumi balocchi e maritozzi, Baratto, Sesso o esse o Triangolo. La forza del ritmo, della vena danzereccia, strutture forse banali rispetto alla fase della maturità, ma scoppiettanti di umori, colori, afrori ed essenze d’ogni tipo.
Ecco rarità davvero quasi sepolte sotto le scartoffie, come Io uguale io, che apre la lista, omaggio a Ruggero Cini con il quale era stata scritta, o Accade. Ma anche Niente trucco stasera, Svegliatevi poeti, Infiniti Treni, Siamo Eroi, nuovi e vecchi classici come Magari, Immi Ruah, Spiagge, L’impossibile vivere. Sino in fondo, al finale evocativo de Il Cielo.
Spettacolo di fierezze e arte varia, costruito con senso logico e spettacolare, al solito senza risparmi e con una superband, con una sola una vaga sensazione: quella di un Renato un filo meno generoso rispetto al passato. Ma i fans perdonano ben di peggio. Che trionfo sia.
Ecco un articolo che parla dello spettacolo che questa sera Renato Zero terrà a Bari. È stato pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno, sabato 16 giugno, a pag. 29. La firma è quella di Lucio Palazzo.

MP ZERO TOUR Biglietti ancora disponibili per oggi

L’eterna verve di Renato
all’appuntamento di Bari


Un giorno di ordinaria Zero-follia. Bari sorcina aspetta il suo pifferaio magico. Renato Zero, stasera, all’Arena della Vittoria, ci regalerà un altro capitolo della sua epopea-pop. La tappa barese di «mpzero tour 2007», che ripropone la rivoluzione tecno-musical vista da Renato, sarà un susseguirsi di sorprese.
Dopo il lungo pomeriggio di attesa inizierà un corposo programma di supporter. Già dalle 18 si alterneranno nomi più o meno noti del panorama nazionale. Nomi di pregio come quello di Mariella Nava, cantautrice tarantina che ha da poco pubblicato il suo ultimo album Dentro una rosa e che per Zero scrisse Spalle al muro. Attesa l’esibizione di Daniele Groff che è ritornato alla grande sulle scene con il singolo Prendimi, passato addirittura da Fiorello a Viva Radio 2. Sul palco anche Jasmine, figlia di Stefania Rotolo, prodotta da Zero e rivelazione dell’ultimo Sanremo, il cantautore, pianista jazz Davide Scudieri, Antonio Toni, cantautore anche lui, ed il gruppo Miòdio, band elettro-pop.
Poi, finalmente, lo show a partire dalle 21. Uno spettacolo imponente nelle dimensioni, una scaletta di 27 canzoni, un corpo di ballo che mette insieme 12 professionisti, quattro coristi, otto musicisti nella band. Nella scaletta alcune chicche dal passato come Io uguale io e Accade. Poi Niente trucco stasera e via via successi come Cercami, Dimmi chi dorma accanto a me, Triangolo, Magari, Baratto, Il Cielo fra gli altri.
Renato arriva a Bari, a pochi chilometri da Cellino San Marco, feudo di Al Bano per cui l’artista ha scritto Nel perdono, seconda all’ultimo festival di Sanremo. Qualcuno ipotizza la presenza di Mr. Carrisi al concerto. «Mi è piaciuta molto la sua interpretazione a Sanremo: gli avevo consigliato di cantare paino e lo ha fatto», fu il commento di Renato.
Biglietti ancora disponibili ai botteghini.

[Lucio Palazzo]

Stasera è la volta di Firenze a fregiarsi dello spettacolo di Renatone. E Repubblica di Firenze non ha mancato occasione per intervistare il cantante. Ecco qui di seguito l'articolo di Fulvio Paloscia.
Il cantante in gran forma racconta come sarà lo show del 13 allo stadio Franchi con tanti ospiti e supporter
Zero, la star formato famiglia
FULVIO PALOSCIA
"Un paese si giudica da come tratta nonni e bambini" Lo spettacolo parte alle 18 con Groff, la Nava, Jasmine e altri. Biglietti a 30 euroPiù di due ore di concerto, 25 pezzi in scaletta (da Io uguale io a Niente trucco stasera, da Cercami a L´ambulanza, da Triangolo a Baratto e poi gran finale con Il cielo), una band di 7 elementi, quattro coristi, 12 ballerini, una scenografia che utilizza gli stessi schermi a led luminosi del Vertigo Tour degli U2 e che riproduce le casse dei lettori mp3. E´ il Renato Mp Zero Tour che riporta Renato Zero a Firenze il 13 giugno al Franchi (ore 21, dalle 18 suonano i supporter Daniele Groff, Mariella Nava, Jasmine, Davide Scudieri, Antonio Toni, i Miodio; sono rimasti biglietti in curva Fiesole e per il prato a 30 euro). Ieri uno Zero in forma smagliante, scatenatissimo, completo bianco, t-shirt nera, occhialoni tondi stile Harry Potter, ha presentato il concerto alla stampa, con tanto di proposta all´assessore allo sport Giani: «Questi stadi non sono più solo palestre per calciatori che vogliono farsi il fisico, ma anche per chi ha voglia di seminare violenza. Sarebbe bello che tra un tempo e l´altro della partita noi artisti fossimo chiamati a dare un piccolo contributo canoro per ricordare che la musica e lo sport hanno uno scopo comune: unire la gente». Giani prende la palla al balzo: «Allora la invitiamo ad inaugurare il nuovo impianto d´amplificazione del Franchi».Zero, come fa ad unire insieme quattro generazioni diverse?«Con il bostik! In realtà io sono solo l´involontario testimone di uno splendido artificio: sono i ragazzi che si contaminano con questa passione per me, come accade con le ciliegie. Una tira l´altra».La zerofollia si tramanda di padre in figlio, dicono i sorcini. C´è chi dice di usare le sue canzoni a fine educativo.«Non sia mai. La famiglia è sacra». E i Dico?«Non ci sono italiani di serie A e di serie B. Negando i Dico si rischia di istituzionalizzare questa pericolosa differenza. La felicità è un valore a cui tutti devono aspirare. Lo Stato deve garantire il benessere e la soddisfazione di tutti i cittadini. Purtroppo non è così. Da quando sono nonno di due bambine, mi rendo conto com´è difficile ottenere un posto all´asilo. Non si capisce che la realtà è cambiata: le nostre mamme hanno goduto di noi finché non siamo andati via di famiglia, quelle di oggi devono lavorare perché uno stipendio non basta più. In Italia bisognerebbe creare piccoli consorzi di famiglie, in grado di realizzare autonomamente strutture come gli asili. Oggi per me esistono due grandi temi sociali: i bambini e gli anziani. Dal trattamento che viene riservato a queste due categorie si vede il livello di un paese. E per me, in questo campo, siamo ad un punteggio piuttosto basso».Com´è Renato Zero nonno?«Posso solo dire che una volta, quando vedevo direttori d´azienda mettersi a quattro zampe (comincia a camminare gattoni, ndr) di fronte ai bambini e fare strani versi, pensavo: "non si può far niente per questo caso disperato?". Oggi accade anche a me».Chiesa e pedofilia.«Sono credente, ho tre preti in famiglia ma chi sbaglia deve essere punito, soprattutto se è un uomo di chiesa che ha Dio alle sue spalle. Non bisogna avere paura di denunciare un sacerdote che commette questi atti folli. Una volta non si andava per vie legali, ma c´era una sorta di giustizia popolare che additava senza remore chi abusava dei minori. Oggi c´è paura, passa troppo tempo dal momento del fattaccio alla denuncia formale».Il titolo del tour ammicca alle nuove tecnologie per scaricare musica dalla rete. Come le giudica?«Come le devo giudicare quando ci sono colleghi a cui le case discografiche non rinnovano il contratto perché non vendono più le 100 mila copie di una volta? Le etichette ti mettono a casa in aspettativa e intanto pubblicano compilation di tuoi successi. Questo ferisce. Come ferisce il fatto che siano le stesse multinazionali del disco a lanciare sul mercato macchine per scaricare la musica in internet».Ogni tappa un ospite a sorpresa. A Firenze?«Volevo Benigni, ma lui ha declinato l´invito per altri impegni. Il mio palcoscenico è aperto come Porta a porta di Vespa: basta suonare il campanello, e io apro. Mi piace la toscanità graffiante di Roberto. Somiglia a quella di un altro amico toscano che non dimenticherò: Raul Bellucci, detto "Il Bambino", ex calciante in costume. Una massa di muscoli che quando lo conobbi mi fece paura. Era come stringere la mano a Dario Argento».Trasgressivo, predicatore in paillettes, istrione. Ma chi è davvero Renato Zero?«E´ uno che da piccolo si è preso un fulmine sul cervelletto e ha deciso di girare l´Italia travestendosi: cosa che non rinnego ma che non finirò mai di scontare. Sono impulsivo, spesso esagero, dico cose che non dovrei dire, ma credo che un artista debba essere al servizio del suo pubblico. Non vorrei, in un futuro, in questo paese, salire su un palcoscenico e sentirmi io il primo degli stranieri».
Sabato 9 giugno arriva la serata milanese dell'Mp Zero tour. Renato non manca di stupire ancora una volta i suoi fan con scenografie spettacolari e un' ospite d'eccezione. Per saperne di più leggete il seguente articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa domenica 10 giugno a pag. 42:

Renato Zero, il trionfo
di un pallone gonfiato


Il via di Renato Zero alla serata milanese viene affidato a un balletto da gran varietà televisivo con tanto di scenografia a led luminosi che ripropone un enorme sipario rosso di velluto dal quale dopo un attimo sbuca lui. Io uguale io è la canzone scelta per lo start seguita da Niente trucco stasera, Svegliatevi poeti, Infiniti treni. Non sempre Renato sceglie di farsi circondare dai dodici ballerini e fa bene. Da solo è bravissimo a prendersi tutta la scena da vero istrione quale è. Ma il momento magico arriva con l’ospite speciale, Laura Pausini e c on il duetto Nei giardini che nessuno sa. La cantante ha calcato il palco di San Siro, per rendere omaggio all’amico Renato Zero che ieri ha celebrato la sua messa cantata in un catino per la verità lontanissimo dal tutto esaurito. Una strana circostanza soprattutto se valutata rispetto all’impatto che hanno avuto gli altri concerti di Renato Zero in altre piazze italiane. Milano è stata la città che ha risposto un po’ meno all’adunata organizzata dal re dei sorcini. La motivazione però non va cercata nel disamore dei milanesi per l’artista romano ma nell’eccessiva proposta di concerti che hanno messo i giovani nelle condizioni di operare dure scelte legate al budget. In questo stadio nel solo mese di giugno si esibiscono quattro tra le star più importanti del nostro paese. Probabilmente per qualcuno è stato difficile decidere se assistere al concerto di Laura Pausini (lo scorso 2 giugno), Zero, Vasco Rossi (21 e 22) o Biagio Antonacci (il 30).
Per chi ha scelto di esserci la serata è stata da ricordare. Renato in superforma, il palco e la scenografia delle grandi occasioni, ballerini, musicisti e una scaletta scelta con cura sono stati gli ingredienti di un piatto davvero saporito. Bella l’idea di un grande pallone gonfiato che riproduce la faccia di Renato con indosso delle cuffie, sistemato all’inizio della passerella un’ora prima della partenza dello show. La forma del palco è quella di un grande lettore MP3, da qui il titolo del tour “MPZero”, con un enorme display al centro e i lati coperti da due enormi coni di amplificazione. Il proscenio è semovibile e durante lo spettacolo va avanti e indietro regalando al pubblico un effetto onda. Tanti i cambi d’abito con l’artista che prima si presenta in nero, poi in grigio, blue e infine in bianco anche se l’esibizione più divertente e applaudita è quella che sulla scaletta viene chiamata «protesi gessi». Zero arriva davanti al pubblico fasciato e ingessato trasportato su una barella da ballerini-infermieri sulle note della canzone L’ambulanza. A seconda dei cambi di scena i soft – led – curtains (sono degli schermi composti da centinaia di migliaia di led) si aprono o si chiudono sull’orchestra formata da quattro coristi e da Giorgio Cocilovo e Luca Meneghello alle chitarre, Paolo Costa al basso, Mark Harris al piano, Danilo Madonia alle tastiere, Lele Melotti alla batteria, Rosario Iermano alle percussioni.
Il finale della festa è affidata a pezzi come il Triangolo, D’aria e di musica, Fammi sognare almeno tu e l’immancabile Il cielo. Trionfo come da copione. Le prossime date saranno Firenze il 13 allo stadio Franchi, a Bari il 16 all’Arena della Vittoria e Palermo il 20 al Velodromo.

[LUC. DOND.]

Dopo la conclusione della due giorni romana di Renato, ecco cosa riporta il Quotidiano della Sera di Roma lunedì 4 giugno 2007 a pag. 20. La firma è quella di Marcello Romanelli:
Una notte con i sorcini. Commozione e urla di gioia tra i sorcini
Sognando Renato

Marcello Romanelli

Un fine settimana dedicato all’invasione di sorcini nella capitale. Non ci sono eventi mondani che tengano, l’evento è in quello stadio illuminato e, per una volta, pronto ad essere riempito non da tifosi ma da fan che canticchiano: “Il triangolo no...”.
Sono arrivati da tutta Italia per i due concerti del Renato nazionale. Sabato e domenica l’olimpico è scoppiato d’amore tra le note di un cantante che gode come un matto quando canta nella sua Roma.
Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno... Zero.
Il conto alla rovescia si sente forte fuori dallo stadio. Ci sono i bagarini che cercano di piazzare il colpo vincente.
“Biglietti, biglietti, biglietti...”. Sembra proprio una vigilia di una partita di calcio importante, di quelle partite che fanno male al cuore, ma questa notte i cuori sono tutti per “Zeromania”.
La colonna sonora è solo quella delle canzoni di Renato Zero e anche la signora “pienottella”, nel suo camioncino fumante, imbottisce i panini con il sottofondo musicale del Renato nazionale.
Un gruppo di ragazze siciliane corrono a più non posso: «Siamo in ritardo, non possiamo rilasciare nessuna intervista, ma se vuoi puoi scrivere che essere sorcini è una ragione di vita».
C’è un’altra signora che si gusta la sua cena (un panino con frittata e broccoli) prima di entrare nell’Olimpico già strapieno.
«Sì, anche io sono una sorcina, vengo da Tor Bella Monaca e ho lasciato marito e figli a casa. Non me ne frega nulla. Per una sera, per questa sera con Renato farei pazzie».
Ed ecco la coppia di donne. Mano nella mano con la fascia in testa colorata. Maria stringe forte la mano di Laura e confessa con quale canzone si sono innamorate: «Cercami. È la nostra preferita. Renato Zero è il nostro avvocato dell’amore diverso, un amore che solo lui può raccontare nell’intimo. Siamo pronti questa notte a sognare con lui». Suona il pullman che arriva direttamente da Frosinone, suona nel traffico impazzito di una domenica sera bagnata. Piove a tratti, ma piove. Dentro il cuore dell’Olimpico le mani si alzano, si spengono le luci. La sigla iniziale, una sigla allegra che dà il benvenuto ai romani.
Romani spronati da Renato Zero a ritornare “quelli di un tempo. In questa città ci vuole più complicità”.
Renato Zero parla di famiglia e grida alla sua gente che «ho proprio un gran bel culo ad avere una famiglia così grande». Emozioni. Tante.
Si accendono gli accendini e scatta l’inno: “Quante volte ho toccato il cielo...”.
Il conto alla rovescia è finito, i sorcini si rimettono in macchina dopo un sogno che è durato due giorni. Che tristezza dover dire addio al loro poeta e cantore. Il loro Renato che con le sue musiche li ha accompagnati dovunque.
E l’aria d’un tratto si riempie di poesia. Altro che cocaina...
Domenica 3 giugno è il giorno dopo la prima di Renato all'Olimpico. Ma anche quello della sua seconda serata davanti al suo pubblico nella sua Roma. E Il Messaggero, a pag. 23, parla dell'evento attraverso le righe di Marco Molendini.
Zero e lode: Renato e Paoli, Olimpico in delirio

di Marco Molendini

ROMA (3 giugno) - Bastavano quei pochi fantastici minuti per farne una serata davvero speciale. Gino Paoli che sale sul palco con una piccola scorta delle sue grandi canzoni, Renato Zero che lo accoglie cantando Che cosa c'è, gli lascia il palco per Senza fine, Sapore di sale, e ritorna per cantare insieme Una lunga storia d'amore. L'Olimpico esplode: tutti a cantare. Ha avuto ragione e coraggio Renato a fare quello che in Italia in genere non si fa: chiamare alla sua festa, davanti al suo pubblico, la sua famiglia (come l'ha chiamata), un ospite così ingombrante. Ma rinunciare a inutili rivalità può essere produttivo. E quel duetto fantastico, la presenza sul palco del più storico dei cantautori, un autore strepitoso come Gino Paoli, l'affettuosa deferenza del padrone di casa ha acceso la scintilla giusta per trasformare una serata di festa in un'occasione unica.
Non solo il primo di una serie di appuntamenti all’Olimpico, due mesi di musica allo stadio che vedranno sfilare anche Vasco Rossi, Iron Maiden, Rolling Stones e George Michael. Ma una notte italiana davanti a sessantamila romanissimi e tifosissmi. Naturalmente di Renato. Due ore e mezza di un viaggio dei ricordi lontani e recenti senza altro vincolo che quello del gusto personale.
Ecco, allora, lo sguardo tenero e affettuoso verso il travolgente, ironico e anche irrispettoso passato degli anni Settanta. I tempi prolifici di Zerolandia, Zerofobia e Erozero. Torna l’irregolare autore e interprete di Triangolo, di Baratto, di Sesso o esse, di Profumi balocchi e maritozzi, canzoni semplici rivisitate oggi con la consapevolezza della maturità e con il desiderio di recuperare se stesso, la freschezza di un tempo. Ecco brani meno battuti e usurati, scovati nel baule dei ricordi come Io uguale io, un omaggio a Ruggero Cini con il quale era stata scritta, o Accade.
Certo, in una serata così, non può non esservi spazio per le canzoni più fortunate, di più largo successo. Classici come Cercami o come Dimmi chi dorme accanto a me o come Il cielo pur lasciando dei vuoti, delle assenze rumorose (perchè Renato?) come quella di I migliori anni della nostra vita. E non ci sono offerte extra, perché lo spettacolo è montato come un musical (c’è un sostanzioso contributo anche di un corpo di ballo composto da dodici ballerini), con tanto di sigla iniziale e titoli di testa e sigla di chiusura. No, niente bis. Il concerto ha un inizio e una fine e viene raccontato da un palco nel quale sono evidenti i riferimenti scenici. Quello sull'uso sfrenato della musica in cuffia e dell’mp3 (perché sennò chiamare il tour, con evidente gioco di parole, “MpZero”) e quello dell’invadenza della tv con un enorme schermo centrale che fa la figura di un monitor essenziale (del resto siamo in uno stadio, come sarà per tutte le restanti tappe del viaggio) che consente, comunque, di avere la migliore visuale possibile, dato che dalle tribune Renato è poco più che una sagoma lontana.
È uno show ampio, dall'evidente gusto melodico, ricco. C'è sfarzo di costumi colorati (ma, ripensando allo Zero degli anni '70, decisamente sobri), c'è il solito tocco ironico (a cominciare da quel suo enorme faccione gonfiabile con le cuffie e un sorriso beffardo, armato di un disincanto assolutamente romanesco). E c'è dispiego di invitati. Prima di tutto, a fare da aperitivo, sei ospiti speciali che con un quarto d’ora l’uno fanno da apripista. Protagonisti, giovani e non della musica scelti da Renato per sottolinearne il talento, è il caso di Daniele Groff, Jasmine, Davide Scudieri, Antonio Toni e i Miodio, o per offrire solidarietà e sostegno artistico come nel caso di Mariella Nava.
E c'è l'ospite d’onore (proprio come gli show televisivi) in ogni sua tappa. A Padova toccò a Sergio Cammariere, qui è la volta di un senatore come Gino Paoli che, a sua volta, si offre con una disponibilità non comune e dopo la sa medley ricambia interpretando a suo modo Magari del collega.
Il resto, però, è tutto per Renato e tutti sono per Renato che canta, balla, declama, ricorda una piccola amica, Anna Rita, che non c'è più, dice la sue sentenze («Anche Shakespeare trombava» spara a un certo punto), elenca le sue nostalgie del tempo che fu: il Lido di Ostia, la romanità insidiata, quelli del nord che nascono già abbronzati, quei fetenti (è un eufemismo) degli stranieri. Sigla, si chiude. Stasera bis (ci sarà di nuovo anche Paoli).
Sempre nel segno della romanità La Repubblica, domenica 3 giugno, nella prima pagina del'edizione romana, presenta una cronaca della festa del giorno prima.
Ieri la prima delle due date romane del tour. Duetto con Paoli. Stasera si replica
Renato Zero sbanca l’Olimpico

GABRIELE ISMAN

Renato Zero sbanca l’olimpico e si prepara a replicare stasera: tutto esaurito ieri, pochi posti disponibili per oggi. Oltre due ore di successi, pescando negli angoli meno noti del canzoniere del Re dei sorcini: da “Io uguale io” a “Niente trucco stasera”, alle storiche “Triangolo”, “Il cielo”, “Spiagge”, a trasformare lo stadio in un enorme karaoke collettivo. E lui, Zero, 57 anni a settembre, con la voce integra (ha smesso di fumare) tra ballerini – 12, come i musicisti in scena – e un grande stereo digitale come scenografia, a richiamare un pubblico trasversale per età – genitori e figli insieme – e per composizione sociale. Prima del suo show, Daniele Groff e Mariella Nava. Nel concerto, Gino Paoli, ha dettato con zero due volte: prima un medeley di successo del cantautore genovese, poi il brano “Magari” dello stesso zero. Pubblico in estasi nella festa popolare dell’Olimpico affollato, riaperto alla musica in attesa della serata metal del 22 giugno, di Vasco Rossi il 27 e 28, i Rolling Stones il 6 luglio e Gorge Michael il 21.
Ad un giorno dal debutto della due giorni, Renato fa ancora parlare di sé. Oggi 1 giugno, La Repubblica riporta un articolo in merito nell’edizione romana. La firma è quella di Felice Liberi. Le pagine sono XII e XIII.
Sul Carrozzone con Gino Paoli e Mariella Nava

FELICE LIPERI

Showman straordinario, adorato dal suo pubblico, eroe di una canzone popolare e appassionata, Renato Zero sta per incontrare il popolo romano, domani e dopodomani, in uno stadio Olimpico allestito con un’imponente scenografia che riproduce le casse di un lettore mp3 con quattro enormi schermi trasparenti come sipario. Occasione ideale per ritrovare la sua dimensione artistica ideale: l’esibizione dal vivo dove può esprimere tutta quell’istrionica forza emotiva che entusiasma e appassiona il pubblico. Ma non sarà solo una esibizione del cantante romano, ma una vera festa della canzone perché al suo fianco ci saranno alcuni artisti e anici da sempre come Daniel Groff, Jasmine e soprattutto Mariella Nava, autrice fra l’altro, di “Spalle al muro”, che nel 1991 a Sanremo Zero trasformò in una delle sue più intense performance e segnò il suo ritorno al grande successo popolare. E poi la clamorosa presenza di Gino Paoli, padre nobile della canzone d’autore, che detterà con Zero in alcuni dei loro classici più amati. Un incontro inedito che sembra sottolineare accora una volta quello che da tempo è diventato il tema principale degli ultimi concerti e dei dischi di Renato Zero, il trascorrere del tempo, l’inafferrabile fuggir via della giovinezza e dei sentimenti che l’animano. Un “dramma” esistenziale che colpisce infallibilmente ogni uomo e che Zero ha più volte evocato come ragione per abbandonare l’attività dal vivo.
Da tempo invece l’entusiasmo che accompagna le sue esibizioni, il successo dei suoi dischi si sono trasformati in vero elisir di lunga vita per la superstar del pop più melodrammatico e spettacolare. Renato Zero è tornato da tempo a trionfare e così sarà anche a Roma, la città dove è nato e cresciuto artisticamente, letteralmente inventando uno stile musicale unico che usa la canzone classica all’italiana assieme ad un rock teatrale e spettacolare supportato da scenografie da grande opera rock. D’altra parte i suoi esordi lo videro nel cast della versione italiana del musical Hair e della Rock opera di Tito Schipa jr Orfeo 9. esperienze che hanno indelebilmente segnato il suo stile musicale sviluppato nel corso degli anni attraverso una produzione ricchissima di album con cui sono cresciute varie generazioni di “sorcini”, i celebri così definiti dallo steso Zero in un lontano passaggio a Viareggio quando alcuni ragazzini lo inseguivano «così velocemente» da sembrare piccoli topolini. Un’epoca lontana che richiama il primo contratto discografico come cantautore nel 1972 e poi nel 1973 il primo album seguito da una serie di grandissimi successi: “Invenzioni”, “Zerofobia”, “Zerolandia”, quindi le opere più recenti “Prometeo”, “La coscienza di Zero”, “L’imperfetto”, “Zero 70”, “Amore dopo amore”, “Il dono”, “Cattura”. Titoli che ritorneranno dal vivo a Roma insieme al calore di casa e a centoventimila cuori palpitanti al ritmo delle sue canzoni.
Stadio Olimpico, domani e dopodomani, 30 e 45 euro.
Il Messaggero, oggi 1 Giugno parla di Renato Zero in un articolo in cui Marco Molendini, in generale, parla degli eventi musicali che si susseguiranno nello Stadio Olimpico di Roma e che sono aperti dal re dei sorcini.

Rock and Roma, da Renato Zero a George Michael sette grandi appuntamenti in due mesi

di Marco Molendini

ROMA (1 giugno) - Chi l'avrebbe detto: l’Olimpico, l’intoccabile tempio del calcio, l’arena tante volte negata perché quei lanzichenecchi della musica avrebbe brucato l’erba del prato, ha rotto gli argini. Sarà uno stadio tutto rock e, stavolta, non per qualche eccezione o solo per la curva sud (da anni ormai usata come platea estiva), ma per una serie di appuntamenti, quasi un cartellone di sette concerti ”pesanti”.
Tanto per cominciare scendono in pista due superstar della musica nazionale, due dominatori. Apre Renato Zero, l’appuntamento è per domani e dopodomani, con il suo nuovo tour (che arriva da un debutto bagnato a Padova) e una sfilza di ospiti, compreso l’inedito duetto con Gino Paoli. Segue a fine mese (il 27 e 28) Vasco Rossi, il re del rock italiano (come lo ha definito Zucchero) che torna in scena da gladiatore, anche lui, come Renato, con uno show antologico e una lezione per le tante superstar internazionali che arrivano qui con produzioni stratosferiche e biglietti siderali. Bene, Vasco non ha badato a spese per il suo show (15 milioni di euro, non è male), ma a differenza dei colleghi stranieri smaltirà le spese solo col pubblico italiano e con prezzi a misura. Il riferimento, ovviamente, fa correre subito il pensiero ai Rolling Stones, miracolo della musica, caso unico di sopravvivenza, che sfruttano fino all’ultima stilla il loro poderoso A Bigger bang tour: un nuovo supplemento di concerti europei (con Roma inserita in cartellone il 6 luglio) che non nega nulla quanto a sfarzo e a energie, con quel folletto di Mick Jagger a cantare un carnet di successi con pochi eguali. Sarà una notte pesante quella del 20 giugno, col poderoso heavy metal di gruppi storici come gli Iron Maiden e i Motorhead.
Infine, il 21 luglio, toccherà a George Michael, uno che ha venduto 80 milioni di dischi nella sua carriera, che è rimasto a lungo fuori dalle scene e che ora si ripresenta con uno show, collaudato d’inverno e ora adattato agli spazi estivi, pieno di successi e assai ben costruito dal punto di vista scenico. E, dopo tutta questa sbornia, l’Olimpico può dichiararsi definitivamente conquistato dalla musica.

Pioggia e sorprese nel debutto patavino di Renato. L'oggetto del seguente articolo, pubblicato sul quotidiano Il Gazzettino domenica 27 maggio, si può riassumere in questa frase.

Aperto sotto pioggia e grandine, allo stadio Euganeo di Padova, il nuovo tour del cantante romano
Il varietà tecnologico di Zero
Programma rivoluzionato per il maltempo. Saltano i supporter ma compare a sorpresa Sergio Cammariere


Padova
NOSTRO INVIATO Giò Alajmo

Cinque, quattro, tre, due, uno, Zero ! Con il consueto countdown dei fan infradiciati sotto al palco è iniziato il nuovo tour di Renato Zero allo stadio Euganeo di Padova. Lo ha chiamato ".mpZero ", giocando sul nome del sistema di compressione della musica via internet (mp3) come a dire che questo è un concerto moderno e tecnologico. Poteva anche essere il tour "Zero '07", ma evidentemente il confronto fra l'agilità dell'agente segreto e il fisico non più ragazzino di Renato , non era adatto al gioco.
Pioggia, grandine, tuoni e fulmini su questa prima data, con il palco disposto orizzontalmente sul prato, rinunciando a tre tribune ma privilegiando quella centrale (con qualche disagio, spostamenti, e qualcuno che urla di aver pagato 50 euro mesi fa per finire in una zona dove si vede solo il retro del palco a due piani del mixer e le immagini sui piccoli schermi laterali). Nulla a che vedere con la maestosità della produzione per la Pausini, ma qui Renato punta per una volta alla praticità. La forma del palco è quella di un moderno lettore di mp3, display al centro e le ali coperte da due enormi coni di amplificazione. A buio fatto e luci accese, l'effetto è notevole, con la scena che diventa un grande palcoscenico da musical, da gran varietà televisivo dietro una immensa cornice bianca, che contiene quattro videowall mobili e trasparenti, davanti a una specie di immenso display mobile, con Renato di nero vestito che appare in cima ai cinque gradoni tondi che scendono dal bordo della cornice verso il palco e la pedana che penetra nella folla.
L'acqua caduta fino alle 20 obbliga a rivedere il programma degli ospiti e dei numerosi balletti. Niente esordio quindi per Antonio Toni, Miodio, Davide Scuderi e Jasmine. Daniele Groff aveva già scelto di partecipare ad un'altra occasione e anche Mariella Nava deve rinunciare, anche se Zero li porta lo stesso sul palco a metà show per un saluto. In compenso c'è un ospite non previsto: Sergio Cammariere. Renato Zero si è riservato a ogni data una sorpresa. A Roma ci sarà Gino Paoli, qui a Padova c'è il pianista calabrese che arriva a metà show per un paio di suoi brani (emozionato e un po' allo sbaraglio) e torna verso la fine per offrire la sua versione di "Più su".
Lo show, davanti a circa 20mila spettatori, con n'eccellente suono, è molto televisivo più che teatrale. Zero rinuncia per una volta alla grand'orchestra in favore di una band elettrica di gran qualità, con Giorgio Cocilovo e Luca Meneghello alle chitarre, Paolo Costa al basso, Mark Harris all'organo, Danilo Madonia alle tastiere, Lele Melotti alla batteria e Rosario Iermano alle percussioni, a cui si aggiunge Remo Righetti ai computer. È una vera "allstars band" che trova posizione all'interno della cornice a cui si aggiungono quattro coristi e il nutrito corpo di ballo. Lui, nato a tempo dei grandi varietà, se ne costruisce di fatto uno su misura.
Tra fulmini inquietanti nel cielo la prima sorpresa avrebbe dovuto essere un testone gonfiabile con le fattezze di Zero , con tanto di cuffiette alle orecchie, da gonfiarsi sulla scena per poi sparire all'ingresso dei ballerini sulla sigla d'apertura (molto televisiva). Ma anche questo effetto è stato sacrificato al maltempo che comunque si prende una pausa giusto per la durata dello spettacolo.
Renato , quello vero, appare sulle note di "Io uguale io" (che molti chiamano "Identikit". È il suo biglietto da visita, che fa seguire da "Niente trucco stasera".
Sul sipario blu compaiono facce da clown. Il sipario morbido e trasparente fatto di led luminosi è l'elemento scenografico più innovativo dello spettacolo. La rilettura anche molto accorata ed emotivamente coinvolgente della sua lunga storia musicale e personale ha come principale elemento di contrasto la festa tecnologica che si svolge alle spalle di Renato , in un gioco di immagini, giochi grafici, trasparenze, che si alternano ai balletti, una dozzina circa (in parte depurati di alcuni costumi per motivi di sicurezza), spesso giocato con molta ironia e voglia di stupire, con la coorte di malati e infermieri che porta Zero ingessato e in barella per "L'ambulanza", il tutto in uno sfavillìo di luci multicolori.
Con una prima parte dedicata alla propria umanità e a una certa epica ("Svegliatevi poeti", "Infiniti treni", "Siamo eroi") una seconda che gioca sull'amore e i rapporti (da "Cercami" e "Ostinato amore", parlando dell'amore per la musica, a "L'ambulanza", "Il maestro", "Dimmi chi dorme accanto a me") e un po' di ironia e poesia ("Artisti", "Profumi balocchi e maritozzi" con finta grottesca mamma "uccisa" in scena, "Sono innocente"), Renato crea una terza parte incorniciata dalle due esibizioni di Cammariere, in cui gira attorno al sesso di "Triangolo" e "Sesso o esse" (con immagini di bocche e spermatozoi che si intrecciano sullo schermo) passando per "Magari", "Immi Ruah", "Baratto", "Accade" e "Spiagge".
La quarta parte vira decisamente sul sogno, lo scontro fra desiderio e realtà, "L'impossibile vivere", "Sosia", "D'aria e di musica", "Fammi sognare almeno tu" e l'inevitabile attesa e ormai abituale conclusione con "Il cielo" mentre il testone gonfiabile che avrebbe dovuto tornare in tutta la sua maestosità a occupare la scena sulla sigla di chiusura, rimane tristemente floscio.
Lo show si sposterà ora a Roma dove potrà diventare vera festa in due serate allo stadio Olimpico (esaurita solo la prima) il 2 e 3 giugno, per poi toccare il 9 lo stadio Meazza di Milano, il 13 Firenze, il 16 Bari e chiudere il tour il 20 giugno a Palermo.

Riparte da sabato Renato. A battezzare il suo esordio interviene la pioggia. Questo e molto altro ancora si trova nel seguente articolo del Messaggero, scritto da Marco Molendini, e pubblicato sul quotidiano domenica 27 maggio a pag. 25:


A Padova il maltempo non ferma Renato che il 2 e 3 giugno sarà all’Olimpico.
Forfait della star americana: ritardi tecnici e costi salati
Zero più forte del temporale
E la Streisand salta Roma
Il “re” dei sorcini apre la stagione dei tour estivi

dal nostro inviato
MARCO MOLENDINI

PADOVA – Scalda i muscoli, Renatino della Montagnola. Ha portato il suo rosario di canzoni alle pendici dei Colli Euganei, uno show da stadio con condimento di ospiti che batterà l’Italia comprese due tappe nel core di Roma. L’appuntamento è allo Stadio Olimpico il 2 e il 3 giugno prossimi, dove ci saranno centoventimila tifosi per il primo degli appuntamenti di questa superestate romana che vede, dopo un passato di negazioni alla musica, protagonista il tempio del calcio. Seguiranno Vasco (altre due date), i Rolling Stones, i metallari Iron Maiden e Motorhead, George Michael. Un’esagerazione? In buona parte sì, pensando anche al resto del menù musicale dei prossimi due mesi. E, soprattutto, perché i superappuntamenti sono anche supercari. A parte Renato Zero e Vasco Rossi, che hanno puntato su prezzi abbordabili, cioè fra i 30 e i 40 euro, gli altri hanno pestato giù duro. E, infatti, ne soffrono e ne sanno qualcosa i box office.
Chi ha gettato la spugna, intanto, è Barbara Streisand, indiscussa regina del pop, la cantante che non era mai venuta a cantare a Roma e che continuerà a non venire. Per lei si sarebbe aperto lo Stadio Flaminio con i biglietti da nababbi, roba da mille euro a posto (e per i più sfigati, cioè in curva, attorno ai 150 euro). Ieri l’annuncio del forfait: Roma salta. «Ritardi nella produzione» è la comprensibile scusa del promoter Michael Cohl. Ma è facile immaginare il respiro di sollievo dei produttori italiani (David Zard si era tirato indietro già alcune settimane fa) di fronte alla certezza di andare incontro a un terrificante bagno economico (lo show della cantante americana costava, in versione “scontata” per l’Italia, attorno ai tre milioni di dollari).
E, a proposito di bagni, Padova ha accolto il tour di Renato Zero con una cascata d’acqua. Un temporale estivo con piogge tropicali che hanno cominciato a cadere poco prima del via cancellando la prevista apertura riservata a una serie di talenti noti e meno noti: giovani come Daniel Groff, Jasmine, Davide Scudieri, Antonio Toni e i Miodio o un’artista navigata come Mariella Nava. Si rifaranno a Roma. Ma anche Renato ha dovuto fare i conti con i danni della pioggia. L’umidità che ha limitato l’uso degli schermi ultratecnologici e limitato le esibizioni del sostanzioso corpo di ballo (dodici elementi). È rimasto lo sfoggio di costumi a fare da contorno alla scena occupata da una band efficace (composta da compagni di viaggio di tante battaglie) e con un collega come Sergio Cammariere con il quale dettare in un paio d’occasioni. E, a dominare il palco è rimasta la gigantesca riproduzione di un lettore mp3 con il suo faccione dallo sguardo beffardo e le cuffie in testa come a dire: lasciatele stare, facciamo musica sul serio. Del resto il tour è stato battezzato, con un gioco di parole, MpZero, tanto per dire quanto un artista possa provare nostalgia per «i panciuti dischi in vinile» e si senta, quanto meno, imbarazzato dal doversi piegare «a essere scaricato dai suoi fans». Ed eccola la musica senza mediazioni di cuffie: due ore e mezzo di show, quasi un viaggio autobiografico ma senza altro vincolo che quello personale: «Sono le canzoni della mia vita» aveva detto Renato. Sono 27, quelle che ama di più, fortunate e meno fortunate, quelle che meglio rappresentano, per lui, la sua vita artistica con un occhio affettuoso ai tempi degli esordi. Certo, c’è spazio per i classici, pezzi come Cercami o come Dimmi chi dorme accanto a me o come Il cielo, che chiude la cavalcata (ma non c’è I migliori anni della nostra vita). Ma l’attenzione è rivolta altrove. Per esempio, ad un brano nascosto degli anni ’90 come Io uguale io, un omaggio a Ruggero Cini con il quale l’aveva scritta. O Accade. E poi c’è il recupero del Renato travolgente, ironico e irrispettoso dei primi passi, l’irregolare del Triangolo, o di Baratto o di Profumi balocchi e maritozzi, canzoni sempre rivisitate con la consapevolezza della maturità e con il desiderio di recuperare se stesso, la freschezza di un tempo, cercando l’energia della musica, la sferzata del ritmo, piuttosto che le dolcezze della melodia, rifugio degli ultimi anni.



domenica 27 maggio 2007 p. 25





Quello che segue è un articolo, pubblicato su ViviMilano in data 22 maggio, dell'incontro di Renato Zero con i suoi fan in Sala Buzzatti a Milano, tenuto nella gi0rnata di lunedì 21 maggio e moderato dal giornalista Mario Luzzatto Fegiz. I miei sinceri ringraziamenti a Fede, utente di Zeromania, che mi dato l'opportunità di venirne a conoscenza.






Il cantante accolto da una folla di fan per il «Faccia a faccia» di ViviMilano Zero: «Quando canto è per ognuno di voi» «Hanno messo la scaletta del concerto su Internet? Bravi: e io la cambierò tutta. Vi anticipo che torno a ballare, ma senza spaccata»



«Il rock non paga, anzi paga solo i Rolling Stones che sono un caso speciale. Quello che paga è il pop perché sa rispettare una tradizione musicale che nel rock, genere che non si addice a un'universalità di palati, non c'è». Così Renato Zero risponde a una fan che gli chiede perché i suoi ultimi lavori siano meno «piccanti» e più tradizionali. E aggiunge: «Se cerchi il consenso fai il produttore di arachidi, fai delle cose etichettate. Io cerco di non seguire la moda perché voglio arrivare a scrivere pagine di musica che restino nel futuro. Rispetto le nuove tendenze, ma non nascondo la mia nostalgia per Ray Charles». Nel «Faccia a faccia» con i fan — organizzato da ViviMilano-Corriere e moderato da Mario Luzzatto Fegiz — il cantante parla di tutto, scherza («Se non avessi fatto il cantante avrei fatto il camionista per poter girare il Paese»), prende in giro quelli che si ricordano la sua vita e la sua carriera («Sapientoni, il prossimo disco lo faccio fare a loro») meglio di quanto non accada a lui, distribuisce baci e abbracci.A pochi giorni dall'avvio dell'MpZero Tour che parte sabato da Padova e passa da Milano il 9 giugno (a San Siro) è in forma. E promette: «Sul palco ci sarà un corpo di ballo e anche io tornerò a fare qualche passo. Non la spaccata però perché i Lloyd's di Londra non mi assicurano». È l'unico dettaglio dello spettacolo che vuole anticipare. Renato ama le sorprese. E anche i «sorcini». Che applaudono alla sua decisione di rifare tutta la scaletta dello show perché qualche giorno fa qualcuno l'ha pubblicata su Internet dopo averla rubata da un'area riservata del suo sito: «È stato scorretto». Il suo atteggiamento sul palco, le emozioni che non sono cambiate in oltre 30 anni di carriera, le racconta così: «Io canto per uno spettatore solo. Mi ricordo ancora il 24 dicembre 1974 al Folk rosso di Roma: c'era uno spettatore e il proprietario del locale voleva rimborsargli il biglietto. Io dissi di no perché avevo detto ai miei che questo era il mio lavoro. E allora cantai. Allo spettacolo successivo venne con 22 persone». E aggiunge: «Se un artista si massifica non si sente più al sicuro: come fai a reggere, uno contro uno stadio? Cantare per ciascuno, per lui, lui, lei, lei... ti dà conforto e, alla fine delle tre ore, la stanchezza diventa beatitudine».La chiacchierata tocca molti temi. La politica: «Il Parlamento dovrebbe spostarsi alla Garbatella. I problemi sono lì. Invece si aspetta sempre che accada qualche disgrazia per muoversi». Pedofilia, tema di una sua vecchia canzone: «Le scelte sessuali si fanno nel rispetto dei calendari e delle volontà degli altri». Renato racconta il suo rapporto con Milano: «All'inizio mi sembrò un amplesso improbabile. La vedevo da piazza San Babila e non la trovavo stimolante. Anni dopo ci tornai e la gente di Quarto Oggiaro mi fece apprezzare un'altra Milano che di conseguenza mi fece capire anche quella del centro». Ricorda anche un suo concerto del 1981 al Castello Sforzesco quando, per la troppa calca, morì una persona: «Non sapevo cosa fosse accaduto. Mi dissero di cantare altrimenti sarebbero scoppiati dei casini. Finii colpevolizzato dai giornali e se non avessi avuto il vostro amore avrebbero ucciso un artista». Parlano tanto anche i fan. A ogni domanda gli fanno il ritratto e, allo stesso tempo, lo fanno a se stessi. «Lui sta con la gente», «Ha sofferto come noi», «È una persona vera, non come gli altri cantanti», spiegano. «Non voglio più morire, mi dai gioia» gli dice una signora di 82 anni. Ma ci sono anche adolescenti: «Ti seguo da quando ho 9 anni e adesso ne ho 17». Tutti pronti per San Siro.



Andrea Laffranchi 22 maggio 2007





La seguente intervista è riportato sul sito web del giornale La Stampa ed è datata all'8 maggio 2007. Il servizio è curato da Marinella Venegoni.




Vigilia di "MpZero", parla Renato"Io, i gay, i dischi e il Family Day"

Ancora sconvolta dalla reazione di torme di fans a questa piccola, inoffensiva, onesta confessione sui Pink Floyd che ho avuto la cattiva idea di produrre, mi ritiro per cautela sui Sette Colli. Oggi ho parlato con Renato Zero, che ha presentato a Roma il suo tour "MpZero", in partenza da Padova il 26 maggio prossimo. Poiché un post dedicato proprio a questo tour aveva suscitato mille discussioni e domande, gli ho posto alcune delle questioni che arrivavano da
lì. Siori e siore, vado a elencare domande e risposte cruciali.

Lei andrà al Family Day, sabato?

"Non c'è un raduno per i single: per noi, non è stato istituito un giorno, neanche un venerdì scamuffo. Ho avuto una famiglia estremamente solida, non ci siamo allargati, la nostra è rimasta quella che era: solida, aderente a una linea di pensiero, che non ha voluto assecondare mutamenti e traumi del consumismo e certa violenza verso i sentimenti. Non abbiamo subito i terremoti, noi. E la family la festeggiamo tutti i giorni".

Il mondo gay la guarda con qualche sospetto, dopo che l'anno scorso ha detto in tv: i gay sono un po' come i bambini down, una categoria debole che va protetta. E' stata una difesa vista invece come un attacco?

"Sono stato un precursore, il primo che è riuscito a godere della stima e fiducia dei primi transessuali italiani, come Coccinella di Napoli. Persone straordinarie, con estro, che facevano arte. Ho aperto la strada a un cambiamento e non voglio essere ringraziato: ma consiglierei di stare molto attenti nel difendere la propria posizione, facendo in modo che l'umanità non si ghettizzi. Ho discusso con Platinette di queste leggende che si stavano propalando sulla mia dichiarazione. Ebbi la sensazione che le critiche fossero frutto di qualche "pompaggio", perché anche fra i gay, come dovunque, ci sono degli idioti. Uso il mio personaggio per dar voce alle classi più bistrattate, io. Figuriamoci se non ho a cuore la risoluzione di qualunque tipo di controversia. Fondamentale, è che ognuno sia sicuro di quel che vuole essere, guai a mettersi in discussione: ciò detto, ognuno si viva la propria sessualità come gli pare.

Si sente parlare di un disco, inediti o antologia, entro quest'anno...

"No, non esce nulla tutto l'anno. A meno che io abbia autorizzato qualcuno senza saperlo: di questi tempi c'è una tale confusione, che esce qualcosa e nemmeno lo sai".

I manifesti del tour MpZero nei quali non gli si vede il volto: aveva paura di confondersi con i candidati delle prossime elezioni?

"Ho scelto io quell'immagine perché sembrava una nuvola. E' un'immagine poetica, di uno come risucchiato da una nebulosa".



L'intervista completa su "La Stampa" di martedì 8 maggio.



Il seguente articolo è comparso sul sito del giornale Il Messaggero del 7 maggio ed illustra,tra l'altro, i componenti della band di Renato Zero per questa nuova avventura:


mpZero, Renato torna in tour

ROMA (7 maggio) - Renato Zero torna in tour il 26 maggio, con la prima data del nuovo mpZero Tour, dallo Stadio Euganeo di Padova. Sette concerti per i quali sono già stati venduti 200mila biglietti. Dopo Padova il tour sarà allo Stadio Olimpico di Roma il 2 (esaurito) e 3 giugno, poi a Milano (9 giugno, San Siro), Firenze (13 giugno, Stadio Franchi), Bari (16 giugno, Arena della Vittoria) e infine Palermo (20 giugno, Velodromo).
In questo tour, come evoca il nome mpZero, si punterà molto sulla tecnologia e le nuove modalità di fruizione della musica. Alcuni elementi scenici sono l’evoluzione di quelli utilizzati dagli U2 nel loro ultimo tour. Nelle sette tappe, ogni sera due ore abbondanti di musica con 27 canzoni e un numero imprecisato di cambi di scena. Zero è accompagnato sul palco da 12 ballerini, 4 coristi e una band di 8 elementi, composta da Giorgio Cocilovo e Luca Meneghello(chitarre), Paolo Costa (basso), Mark Harris (piano), Danilo Madonia (tastiere), Lele Melotti (batteria), Rosario Iermano (percussioni) e Remo Righetti (protools).




domenica 10 giugno 2007

Zero su Tg3 regionale lombardo

Un romano trionfa a Milano. È Renato Zero, che ieri sera l'ha fatta da mattattore allo stadio di San Siro in occasione del suo concerto. I sorcini in tripudio. Una settimana fa, nella sua città, aveva definito i milanesi «abbronzati senza sole». Ma nessuno se l'è presa. In fondo lo stesso Renato non ha alcuna intenzione di offendere alcuno. Figuriamci i suoi fan che numerosi ieri erano accorsi ad acclamarlo.
E per loro Renato non ha risparmiato parole di elogio ed apprezzamento. In più, una ciliegina sulla torta. Ospite d'onore nella serata milanese è stata un'ambasciatrice della canzone italiana nel mondo. Accanto al re del trasformismo, una dolce e dalla voce soave: Laura Pausini.
Insieme hanno interpretato Nei giardini che nessuno sa.
Lo spettacolo è andato avanti sino alla coreografica chiusura con Il cielo.
L'evento non si è concluso senza lasciare sue tracce.
Oltre a questa breve introduzione, qui di seguito si propone il video del servizio andato in onda domenica 10 giugno sul Tg3 Regionale della Lombardia.




lunedì 4 giugno 2007

Una domenica da capozero

Si replica. Renato è ancora mattatore all’Olimpico. Lo spettacolo continua, e con esso le sorprese e le emozioni per il popolo dello stadio.
Nella prima domenica di giugno nella capitale non si assiste ad un mero specchio del giorno prima.
Da artista navigato, il cantautore romano conosce bene la ricetta per suscitare brividi nel suo pubblico.
Dopo l’estenuante attesa dei sorcini, bagnata da un cielo capitolino anche lui commosso dopo un sabato sera renatino, comincia lo show.
Il sipario è lo stesso della serata precedente. Ma i fan di Renato, si sa, non si saziano a vederlo solo una volta. Anche loro tornano, quando si ripete il loro beniamino. E questo Renato lo sa benissimo. E allora lui riesce ad accontentare sia chi fa il bis, sia chi assapora l’Mp Zero tour per la prima volta.
L’ordine della scaletta è sempre lo stesso. Anche gli interventi richiamano un po’ gli argomenti del giorno prima. E proprio su un tema di cui aveva parlato sabato lui oggi (ieri ndA) sembra aver trovato un’ancora salda. Aveva tirato in ballo il discorso della romanità, e di come essa si stesse perdendo con l’influsso anche degli stranieri. E non è la prima volta che riguardo Roma si porta questa questione sotto i riflettori questa questione. Addirittura a mezzo stampa, in occasione del Family Day, si riportava che dopo Alberto Sordi, l’unico romano de Roma è rimasto il senatore a vita Giulio Andreotti. Per Renato un uomo della capitale doc, è uno che, come lui «riesce a suscitare emozioni verso chi ha di fronte: Gigi Proietti». E a sorpresa, ecco apparire, al grido di “Gigi, Gigi”, l’attore sul palcoscenico. Proietti non manca di tirar fuori dal suo repertorio, su proposta di Renato, la barzelletta del cavaliere bianco e del cavaliere nero. Eppure a guardar bene, una linea di continuità tra Renato Zero ed il cavaliere bianco e il cavaliere nero c’è. Basta guardare la copertina dell’album Artide e Antartide per notare la convivenza di questi colori agli antipodi nella stessa immagine.
Ma Gigi, oltre a recitare il suo ruolo di comico, in una serata di festa per la musica, non rinuncia anche lui a cantare una serenata romana. E alla fine applausi e saluti e ringraziamenti di Renato. Dopodichè, tutti nuotano nelle note di Spiagge.
E dopo Sesso o esse e la chiamata in causa della band, riecco Gino Paoli di nuovo con la canzone Magari. Renato, prima dell’esecuzione, saluta l’amico dicendo: «per me è come aver vinto alla lotteria, un grande onore che un veterano della musica leggera come Gino Paoli interpreti una mia canzone».
Lo show prosegue, fino all’annunciato finale con Il cielo. E dopo un sentito e urlato “Vi amooooo……” rivolto ai presenti, i saluti finali, con la colonna sonora del suo motivo trentennale. «Non cambiate mai» - dice al suo pubblico dopo l’esplosione finale della sua canzone. Ed i sorcini sono alle stelle. In conclusione, accompagnato sempre dalla musica: «Ogni volta che organizzo un tour cerco sempre di esprimere il meglio. Allora ogni cosa che faccio, dalla scelta dei miei accompagnatori musicali, alla scenografie, alle canzoni, mi fa sempre venire molti dubbi». E quindi domanda, abbassando la voce e quasi con un sorriso timido da scolaro che cerca l’approvazione del suo elaborato da parte della maestra, chiede al pubblico: «A voi è piaciuto?». E si alza un coro: «Sìììììììììì». Poi il sorriso assume un’angolazione da 360 gradi e come una dinamite di entusiasmo: «Non dimenticatemi, eh!». Di nuovo un boato si eleva verso il cielo dello stadio Olimpico. L’orologione segna mezzanotte e venticinque. Stavolta lo spettacolo è durato un po’ di più , complici anche le performances di Proietti. Ma nessuno è scontento. Dopo le foto ricordo sullo sfondo del palco, i fan lasciano l’Olimpico, spinti anche dagli addetti ai lavori, che devono delimitare la zona antistante al palcoscenico.
Le canzoni sono terminate. Lo spettacolo è finito. Le luci si sono spente. Lo stadio si è svuotato. E poi ai partecipanti non è rimasto nulla. Ma solo Zero.
Pasquale Geusa

domenica 3 giugno 2007

Lo Zero del sabato sera

«Io dovrei tacere per il culo che mi ritrovo ad avere una famiglia cosìììììììììì…». E vola verso l’alto dell’Olimpico l’urlo dei sorcini. Queste le parole d’esordio di Renato Zero ieri sera al concerto tenuto nello Stadio della sua Roma. Dopo la quinta canzone ed aver rivolto parole di saluto al pubblico, parla di problemi relativi alla famiglia di cui tanto si sta parlando negli ultimi tempi. E conclude rivolgendo questo complimento al suo proselito.




Ma facciamo un passo indietro. «Già alle 9 del mattino ai cancelli c’erano circa 30 persone» - è quanto racconta Francesca, sorcina di Potenza che a Roma si trova perché universitaria e che a Roma, nel 2002, ha scoperto questo amore per Renato, grazie alla canzone Libera, contenuta nell’album La curva dell’angelo (2001).
Incredibile, ma vero. Addirittura ben 12 ore prima dell’inizio c’è stata gente che, pur di accaparrarsi i migliori posti per ammirare più da vicino il proprio idolo, non ha risparmiato pazienza, e messo da parte la stanchezza. Poi tra le 13 e le 14 inizia a popolarsi l’area antistante lo Stadio. L’apertura dei cancelli è alle ore 17 per la curva e il prato e alle ore 18 per la tribuna.
L’inizio è fissato alle ore 21. Prima, però, si esibiscono gli amici di Renato. Nell’ordine, salgono sul palcoscenico: Antonio Toni, Miodio, Jasmine, Daniele Groff e Mariella Nava. Poi l’attesa al suon del grido «Tre, due, uno…Zerooooo!». E Renato si fa attendere. La serata è piacevole. Il clima è mite, e l’atmosfera si scalda per l’attesa. A chi, ignaro di quanto stesse accadendo, fosse entrato in quel momento nello Stadio Olimpico, sarebbe sembrato che si dovesse disputare la finale della Coppa dei Campioni, vista l’affluenza. Ma di Campioni nella serata, Zero.
Poi ad un certo punto parte la musica dagli altoparlanti del palcoscenico, nell’occasione allestito come un registratore. I fan sono in delirio. Poi lo stacchetto d’apertura con i 12 ballerini che accompagnano lo show e che torneranno in scena durante le esibizioni di Renato. Finite le danze iniziali, lo schermo sullo sfondo presenta più sipari di colore rosso che si aprono a tenda. E alla fine…Sì, è proprio lui in persona: Renato. Si comincia con Io uguale io. Prosegue con le altre quattro canzoni della scaletta. Poi, dopo Siamo eroi, il sopraccitato saluto al pubblico.
Alla fine dell’undicesima canzone, Artisti, si manifesta la sua sensibilità, quando dice: «Volevo accogliere una piccola luce sopra questo stadio questa notte. Oltre ad esserci noi con i nostri entusiasmi, con la nostra fantasia, con i nostri amori sconsolati, questa qui allo Stadio Olimpico c’è un angelo che ha ricevuto le ali da pochissimo tempo ad appena 13 anni. È salita su Annarita e questa sera non ha fatto il biglietto. E sta lì e guarda…Ti vogliamo bene amore. Ti vogliamo tanto bene». Qui i presenti scrosciano applausi. E continua: «Sì questo applauso ci vuole, perché quando la violenza è troppa per i bambini, quando è troppo il dolore per i loro genitori, ci vogliono gli applausi perché applaudiamo la volgarità di questi tempi, applaudiamo il crimine che la fa franca, applaudiamo questa società nuda, che soffre, influente con la mano, senza clamore. Annarita che vorrei di là. Anche quella è Roma. Non dimenticatelo mai. Anche quella è Roma».






Poi si passa da un momento “sentito” ad un dove viene fuori il Renato istrionico e show-man, con la canzone Profumi, balocchi e maritozzi. A metà spettacolo, dopo Sono innocente, Renato si rivolge di nuovo al pubblico:. «Devo raccontarvi della fatica che facciamo noi liberi professionisti, noi ricercatori dell’emozione, noi fabbricatori di brividi. Facciamo una fatica immane. Non solo quelli che militano sul palcoscenico, ma tutti noi che andate un pretesto, una motivazione perché questa gioventù non vi sfugga dalle mani impunemente, che vi dia l’opportunità di raccontare ai vostri figli come una meravigliosa epopea, una formidabile occasione di poter dire: “C’ero anch’io”». Tripudio nello stadio. Poi: «Ma, ahimé! Gli asili chiudono. Pedofili ovunque. Figuriamoci un po’ se si può parlare di prendere spunto da qualcuno. E allora sapete che cosa vi dico? Che conviene guardarsi un pochino attorno e neanche troppo in là. Fare pochi centimetri a volte è già sufficiente per capire che abbiamo forse vicino un talento, un genio, qualcuno che può veramente illuminarci la strada. Perché le scuole, perché tutto quello che comunemente viene indicato come propedeutico per migliorare la nostra cognizione umana, questa cultura di cui si parla. Ma Shakespeare, anche lui andava al cesso. Trombava anche lui. Anche lui si scaccolava. Pirandello…Ma Pirandello avrà fatto anche lui cazzate nella vita. La cosa importante è che noi riusciamo a priori, che cerchiamo proprio questo contatto. Quando avevo 15 anni bazzicavo l’RCA di Roma e ancora non avevo una scrittura e vedevo passare di fronte grandi artisti, mi davo dei pizzicotti, dicevo: “Ma forse dormo! Forse sto sognando! Allora, grazie a queste contaminazioni e io, malgrado non fossi stato riconosciuto come figlio legittimo da questa nostra società italiana,…Con una certa riluttanza - devo dire - mi adottarono. Però io non stetti lì come un salame aspettando la carta da bollo e il timbro e il visto che io avrei potuto militare sul palcoscenico, perché mi ero già contagiato di poesia. E questa sera vi garantisco che ho uno di quei poeti sotto mano e voglio farvi omaggio di questa meravigliosa presenza. Ascoltate bene da dove si attingono questi valori». E parte la musica . le note sono quelle di Che cosa c’è. Renato comincia a cantare. All’improvviso si sovrappone alla sua voce un’altra, dall’accento genovese. È di scena l’ospite: Gino Paoli. Il duetto Zero-Paoli continua con Sapore di sale e Una lunga storia d’amore. Poi, alla fine di queste interpretazioni, Gino Paoli saluta il pubblico, e Renato promette: «lo avremo con noi anche più tardi».
Lo spettacolo continua. Però l’ordine della seconda parte dello show cambia rispetto a Padova. (v. scaletta sotto). Si prosegue con Sosia, Immi Ruah, Baratto e Accade. Poi di nuovo un appello del cantante. Questa volta si parla del Lido di Ostia. Renato pone attenzione ad un argomento trattato nello steso giorno anche nelle edizioni romane del Corriere della Sera e di Repubblica. Ecco le sue parole: «Mi piacerebbe rivedervi a Ostia. In quell’improbabile e un po’ confusionario Lido di Ostia. Altro che la California! È la Roma che si offriva volentieri al panino o alla frittata con i ragazzini che riempivano le macchine e quelli che non stavano in macchina andavano in bicicletta col padre sulla canna. A Castelfusano li vedevi dove c’era più ombra, dove il sole picchiava di meno. ’Sti romani pieni de bbona volontà che quanno è sera s’adivideno il lettone. Non c’erano problemi. A voglia a scrivere canzoni da quelle parti. E tutti noi siamo stati parecchie giostre a Ostia. Come si fa a esse’ romani? Dovrebbero fare prima o poi un testo scritto per quelli che hanno perduto la memoria e si fanno sopraffare dal primo straniero rotto in culo che viene qui. Io vorrei che si dicesse qualche cosa. Dal momento in cui una sorta di prontuario nel momento in cui ognuno di noi dovrebbe recuperare la natura e i connotati. Noi non ci frequentiamo più tanto perché troppo pochi ci hanno risucchiato, ci hanno violentato. Con tanti mali un po’ però bisognerebbe recuperare, non dico la vecchia Cinquecento, ma quell’entusiasmo di allora per ritornare su questa cazzo di spiaggia di Ostia e raccontarci come siamo felici di essere romani. È vero o no? È vero o no che siamo forti?». E il popolo romano va in delirio. «Io devo dire che siamo un po’ sfondati perché mi sono lasciato ascoltare un po’ fuori di Roma con un certo aplomb. Ho cercato di non far pesare che siamo dei geni. Per esempio a Milano, dove c’è una civiltà così conclamata. Dove dicono che non c’è bisogno di prendere il sole perché nascono già abbronzati. A un certo punto io mi sono fatto conoscere un po’da tutte le parti di questa penisola. E l’ho fatto in punta di piedi non stando lì a rimarcare troppo quella che è la nostra natura, la nostra gestualità, il nostro linguaggio così greve, ma così toccante e così efficace. E questo mi ha in un certo senso premiato perché penso: “Sò cazzi nostri!”». Però, ecco, io ho portato avanti questo discorso. Mi hanno amato questi toscani, questi piemontesi, questi calabresi, questi siciliani. Lo hanno davvero fatto con grande dignità. Ho portato Roma sempre con me a rappresentarmi e devo dire che questo premia, quindi…Tutto questo serve a dire che non siamo gli ultimi, ma forse i primi. E andiamo un po’ sul bagnasciuga, stendiamo il nostro pareo. Pronti che arrivo…». E tutti intonano le parole di Spiagge. Si va avanti con Sesso o esse, seguita dalla presentazione della band. Poi è la volta di Mark Harris, il pianista, di origini americane, ma stabilitosi qui in Italia «perché Bush non lo vuole più indietro» - riferisce scherzando Renato. E il musicista non manca una sua battuta in dialetto sardo, su richiesta di Zero, che alla fine dice: «’sti stranieri ce copiano tutto». Finito questo stacchetto, un «regalo di un amico». E sulla colonna sonora di Magari si esibisce Gino Paoli. Dopodichè saluta il pubblico e lascia il palco a Renato. Il re dei sorcini, riferendosi a chi lo ha sostituito, dice: «Forse molti di voi stanno qui eppure non lo sanno a chi devono dire: “Grazie!”. Stasera glielo potete dire a Gino Paoli che quella sera famosa quando suonava Sapore di sale e riecheggiava in una camera da letto, quei due teneroni dei vostri genitori si sono lasciati andare ad una confidenza che poi vi ha portato a queste emozioni. Quindi dovete dirgli: “Grazie!”. Di poi scorrono le note de L’impossibile vivere. Segue Triangolo e D’aria e di musica.





Dopo questa esibizione, si ripete uno scenario gia presente nello Zero Movimento Tour 2006: Renato rientra in scena e a gran voce: «Grazie Roma. Grandi…grandi…». E fa il gesto come di contare i presenti e salutarli a uno a uno. Ecco, penultima canzone Fammi sognare almeno tu. Infine, Il cielo. La stessa conclusione di sette giorni fa. «Voglio dire con parsimonia, con molto garbo, che vi sono entrato in casa, vi ho contaminato di questa disperazione bella che è l’amore, che è l’amicizia. E voi m’avete lasciato entrare. Ne son passati d’anni. E questo credo che sia importante, di essere arrivati qui con lo stesso sorriso, con la stessa identica fedeltà. A proposito di quello che fate per me, vorrei che lo giraste a vostro vantaggio. Tutto quello che dimostrate a me quando vi chiamo qui a prestare la vostra complicità datelo anche a questa Roma che si sta spopolando di entusiasmi e di grandi complicità. Fatelo per bene, finché io vivrò». E mentre la commozione gli soffoca la voce: «Ciaooo….». E lo stadio esplode. E mentre se ne va, dice: «Non dimenticatemi, eh!».
Finisce così questo sabato zerofolle. Mentre l’orologio dell’Olimpico segna mezzanotte precisa e i circa sessantamila spettatori lasciano spalti e prato. In questa puntata è mancata una canzone : Più su. E la notte si ripete uno scenario già presente la mattina al centro con la parata in onore della Festa della Repubblica: traffico e mezzi di trasporto bloccati.
La Festa della Repubblica e la Festa dei sorcini, nel 2007, hanno entrambe trovato la loro cornice temporale nel 2 giugno.


Pasquale Geusa
I vostri commenti
...Mah, ho già espresso le mie idee sul discorsetto qualunquistico-patriottardo di Renato... e poi, i milanesi abbronzati senza sole... lo venisse a dire da noi... ma se ne guarda bene, il furbo.
postato da Daniela mercoledì 2 giugno 2007 alle ore 21:32

sabato 2 giugno 2007

La scaletta fa Settanta

Con gli anni Settanta comincia e con gli anni Settanta finisce. Ma senza sfiorare le sue origini. Infatti, qui Renato non include né i suoi primi tre album, No! Mamma, no! del 1973, Invenzioni del 1974 e Trapezio del 1976, né l’album del 1982 Via Tagliamento 1965-1970, così intitolato dal nome dall’indirizzo di uno storico locale romano che ha visto i suoi esordi: il Piper.
Facendo un excursus negli altri periodi che hanno visto Renato protagonista, ecco come sono suddivise le canzoni scelte per l’MpZero tour: 6 degli anni Settanta; 10 degli anni Ottanta, 1 degli anni Novanta; e 7 degli anni Duemila.
Niente radici, dunque. Però non mancano temi a lui sempre cari, come il sesso, l’amore , l’incomunicabilità nel rapporto uomo-donna, …E non solo il capitolo dell’amore nelle sue sfaccettature. Anche la vita con le sue difficoltà e con i premi che destina a chi ha il coraggio di affrontare grosse difficoltà, superandole nonostante gli ostacoli insormontabili che esse presentano. Da aggiungere il mondo con le sue falsità ed ipocrisie. E non va dimenticato, infine il suo vissuto personale. Già lo si nota con le prime due canzoni, Io uguale io e Niente trucco stasera, dove mette in discussione il suo rapporto con il trucco.
Renato alla velocità di un’esecuzione viaggia dagli anni Settanta agli anni Duemila, mettendo a confronto generazioni ed anche se stesso. Un esempio in merito lo fornisce la successione di Triangolo e Magari, dove si va dal 1977 al 2003, confrontando promiscuità sessuale e «tenerezza» di un uomo che ama una donna. O anche le ultime due canzoni Fammi sognare almeno tu e Il cielo. Qui si pone, oltre ad un confronto generazionale, anche un accostamento tra il primo e l’ultimo album presi in considerazione per questo tour, rispettivamente, in ordine cronologico: Zerofobia (1977) e Renatissimo (2006).
Trent'anni sono qui messi assieme in 26 canzoni.




Pasquale Geusa

Argomenti e anni delle canzoni

1 - IO UGUALE IO (Zerolandia 1978) qui si domanda il rapporto con sé stesso, alla ricerca di un vero identikit, e conclude dicendo di voler una «faccia autentica: la mia»

2 - NIENTE TRUCCO STASERA (Tregua 1980) Renato dietro il trucco si svela un uomo con i suoi pregi e i suoi difetti e non una «bestia rara»

3 - SVEGLIATEVI POETI (La curva dell'angelo 2001) contro la falsità della modernità che fa perdere l’autenticità della vera arte.

4 - INFINITI TRENI (Soggetti smarriti 1986) riprende il tema della fugacità della vita, già proposto in Più su paragonando i treni alle occasioni che si presentano nella vita, che passa e scorre come un treno e che porta con sé bagagli carichi di gioia ma anche di dolore

5 - SIAMO EROI (Zero 1987) forza e coraggio – temi presenti anche ne Il maestro – osare sempre e pensare da eroi, nonostante le condizioni avverse che si presentano sul proprio cammino

6 – CERCAMI (Amore dopo amore 1998) l’amore è il tema di questa canzone riproponendo l’incomunicabilità tra uomo e donna e l’impossibilità di ricostruire una storia ormai finita

7 - OSTINATO AMORE (Soggetti smarriti 1986) di nuovo un confronto tra amore e sesso

8 - L'AMBULANZA (Zerofobia 1977) una storia di violenza da parte di una donna verso un uomo – lui -

9 - IL MAESTRO (La curva dell'angelo 2001) un Renato che infonde coraggio a un giovane che muove i primi passi nel mondo della musica. E lui meglio di tutti può capirlo, essendo partito da umili condizioni per arrivare poi lontano

10 - DIMMI CHI DORME ACCANTO A ME (Amore dopo amore 1998) Renato si interroga se la donna che gli dorme accanto lo ama oppure no. Si presentano qui i temi dell’incapacità di capire le donne, e soprattutto se sono capaci di amare

11 – ARTISTI (Zero 1987) qui afferma che siamo tutti artisti, che l’arte è innata all’uomo

12 - PROFUMI, BALOCCHI E MARITOZZI (Tregua 1980) si rifà ad una famosa canzone che sottolinea il disinteresse di una madre verso la figlia. Renato la riprende sottolineando che sua madre non si preoccupa di trovargli un marito

13 - SONO INNOCENTE (Renatissimo 2006) ultimo successo di Renato targato 2006. Quasi un salto indietro per fare un po’ il punto della situazione su oltre 30 anni di carriera e alla fine si dichiara “innocente”.

14 – TRIANGOLO (Zerolandia 1978) il Renato degli inizi che parla di sesso e promiscuità sessuali

15 – MAGARI (Cattura 2003) quasi un antitesi con il testo precedente. Qui il cantante parla di sentimento e «tenerezza»

16 - IMMI RUAH (Il dono 2005) la fratellanza è il tema di questo testo, che va oltre i limiti dei confini nazionali e/o territoriali

17 – BARATTO (Erozero 1979) il Renato divertente degli inizi che affronta in maniera giocosa tremi come il sesso e l’amore

18 – ACCADE (Voyeur 1989) l’imprevedibilità della vita e ciò che sempre rimane nell’uomo come storia e vita

19 – SPIAGGE (Calore 1983) descrivendo distese di sabbia paragona queste alle occasioni che la vita presenta

20- PIU SU (Icaro 1981) un classico di Renato proposto qui in una nuova versione, dove indica la direzione che bisogna sempre prendere nella vita. Più su, appunto!

21 - SESSO O ESSE (Zerolandia 1978) parla di come vengano confusi spesso sesso e amore

22 - L'IMPOSSIBILE VIVERE (Amore dopo amore 1998) le difficoltà che incontrano nella vita coloro che non hanno mezzi economici e la loro lotta per la sopravvivenza

23 – SOSIA (Voyeur 1989) l’impossibilità che esistano al mondo imitazioni di una persona, perché ognuno è unico

24 - D'ARIA E DIMUSICA (Il dono 2005) l’importanza dell’arte della musica che prevarica d’importanza tutto il resto. Da qui anche riferimenti biografici

25 - FAMMI SOGNARE ALMENO TU (Renatissimo 2006) in un mondo senza stimoli e dove il superfluo viene esaltato, si cerca il rifugio nell’amore

26 - IL CIELO (Zerofobia 1977) un successone del re dei sorcini. Qui Renato esprime la voglia di inebriarsi dell’azzurro del cielo fuggendo le atrocità di questo mondo
Pasquale Geusa
I vostri commenti

Veramente a me non pare che in OSTINATO AMORE ci sia un confronto tra amore e sesso... Parla dell'amore e basta, che vince sopra ogni cosa. Però va contestualizzato sennò sembra banale. Non dimentichiamo che è una canzone del 1986, redatta, cioè, in pieno "edonismo (e bellicismo) reaganiano"...

Daniela

pubblicato da Daniela lunedì 11 giugno 2007 alle ore 18:34

Gran bel post! Ma in generale gran bel blog!!Questa scaletta di Renato mi piace molto...alcune canzoni (soprattutto qualcuna tra le più recenti) non sono tra le mie preferite...ma quando ascolto perle come Magari, Artisti o Accade...gli posso perdonare anche di aver messo canzoni come Sono innocente e Fammi sognare almeno tu!!

Ciao Eli

sabato 2 giugno '07, ore 23.03 Eli

giovedì 31 maggio 2007

Da Roma a Roma

Renato gioca in casa. Mancano due giorni alla "due giorni". Stiamo parlando del doppio concerto che il re dei sorcini terrà nella capitale. E' tutto pronto. Magliette, gadget, cappellini e striscioni contribuiranno a rendere magica l'atmosfera dello Stadio Olimpico. Chi scalpita, chi freme, chi si agita per Zero. Ma zero sarà anche la voglia di rimanere ai margini. Il week end romano va vissuto da protagonisti. E allora fuoriescono gli artigli e non lesinano energie perché tutto vada per il meglio.
Cosa succederà questa volta? Come andrà l'MpZero Tour? Riuscirà ad emulare Cattura il Sogno Tour 2004?
Per saperlo bisogna avere ancora un po' di pazienza. Intanto i giochi sono fatti. Il "jolly" idolatrato dai sorcini non mancherà di riserbare sorprese per chi andrà al suo spettacolo. Da tener presente anche che a Padova l'ha fatta da padrona la pioggia e che quindi non è uscito fuori il meglio dallo show.
Che quell'acqua abbia portato bene per Roma?

Pasquale Geusa